Descrizione
È il nome storico di questa cultivar tipica del Brindisino, che annovera numerosi sinonimi in Puglia ed altrove: nel corso di questa indagine è stato recuperato come Cuccimaniello a Martina Franca (TA) e Malvasia di Trani a Gravina di Puglia (BA), mentre in Calabria è stato osservato come Greco nero di Cosenza (Di Vecchi Staraz et al., 2007) e Nerello (Schneider et al., 2014).
Notizie storiche
Il Perelli (1874) scrive del Susomaniello nero, detto anche Cozzomaniello e Grismaniello, precisando che questo vitigno, tipico del Brindisino e dei comuni della Valle d’Itria, non è da confondersi con il Somarello nero. È Frojo (1875) il primo a delineare la morfologia del Zouzomaniello coltivato ad Andria, dandone un profilo che potrebbe corrispondere all’attuale Susumaniello. Uno dei sinonimi rilevati nei vigneti storici di Martina Franca (TA) è quello di Cuccimaniello (Schneider et al., 2014), denominazione storicamente riportata anche da Frojo (1875). Altri autori, tra cui Dalmasso (1946), indicano anche il sinonimo di Lagrima o Lacrima, da non confondere con l’omonima Lacrima (identica alla Plavina) coltivata anch’essa nel Brindisino. Certo è che un Lagrima era alla fine dell’Ottocento tra i vitigni caratteristici della provincia di Lecce, insieme a Negro amaro e Malvasia nera (Trentin, 1895).
Quanto agli aspetti genetici, è stata dimostrata una parentela tra il Susumaniello ed il Sangiovese, quest’ultimo imparentato con molti altri vitigni del Sud Italia (Crespan et al., 2008a).
Descrizione morfologica
Germoglio: apice lanuginoso, di colore bianco verdastro, privo di colorazione rosa sui peli. Foglioline apicali poco a coppa, di colore bianco con sfumature dorate, inferiormente cotonose. Quarta fogliolina piana o a bordi appena involuti, verde chiaro, poco lanuginosa inferiormente.
Tralcio erbaceo: piuttosto sottile, con portamento semi-eretto e internodi medi o medio-corti, verde su entrambi i lati. Viticci corti e sottili.
Foglia: medio-grande, da orbicolare a pentagonale, variabile nel numero dei lobi che sono da tre a sette, con punte dei lobi laterali superiori divergenti. Lembo disposto in verticale, lucido, verde scuro, liscio o poco bolloso, un po’ increspato lungo le nervature o con lievi depressioni al centro, piano o un po’ piegato a coppa lungo la nervatura mediana e con bordi involuti. Seno peziolare a graffa, chiuso con lobi sovrapposti e talora un dente al fondo; seni laterali con fondo ampio a U o a lira. Nervature verdi. Denti medio-lunghi e appuntiti, a margini rettilinei. Pagina inferiore aracnoidea, con setole corte poco abbondanti sulle nervature, specie le distali. Picciolo medio-lungo, verde giallastro.
Grappolo: di media grandezza, conico allungato, spesso con un’ala sviluppata, compatto (lunghezza media 16,8 cm; larghezza media 11,6 cm). Peduncolo corto, robusto, verde; inserzione del grappolo prossimale al 3° nodo.
Acino: piccolo, sferico o appena ellissoidale (Ø equat. 11,6 mm; Ø long. 11,5 mm; Ø equat./ Ø long 1,01). Buccia di colore blu-nero, di medio spessore ma ben tenace, non tannica. Polpa agglutinata, dolce e non troppo acida, gradevole. Vinaccioli larghi e panciuti, con becco corto.
Diffusione, coltura e utilizzazione in Puglia
Nella seconda metà del XIX secolo il Susumaniello era coltivato soprattutto nel Brindisino e in parte della provincia di Lecce (Perelli, 1874; Licci e Frojo, 1881). Fonseca (1892a) riteneva che fosse presente anche in Terra di Bari, in cui era stato importato dal Brindisino. Secondo alcuni, i vini rinomati di Brindisi dovevano la loro fama al Negro amaro ed al Susumaniello (Licci e Frojo, 1881), benché quest’ultimo venne tenuto in poco conto nella ricostituzione dei vigneti successiva all’invasione fillosserica (Musci, 1924). Altri autori riportano che la coltivazione del Susumaniello è stata progressivamente abbandonata per la significativa riduzione della sua produttività dopo il decimo anno di età delle piante e per la contemporanea affermazione di nuove tecniche di vinificazione che permettevano di estrarre bene il colore anche da altre uve che ne erano meno dotate (Del Gaudio e Giusto, 1952-60d). La fama del Susumaniello era infatti dovuta al suo elevato potere colorante e forse per questo la sua coltivazione è attualmente in crescita nella regione: da poco più di una decina di ettari nel 2006, la superficie a Susumaniello è passata dieci anni più tardi a circa 74 ha, di cui 51 in provincia di Brindisi, 14 nel Leccese, 5 in provincia di Taranto, circa 3 in provincia di Bari e in meno di 1 in provincia di Foggia (AGEA, 2015).
Per l’elevato apporto di colore ed il gusto neutro era utilizzato storicamente per la produzione di vini da taglio (Musci, 1924), e si prestava soprattutto ad esser unito a Negro amaro e Malvasia nera (Del Gaudio e Giusto, 1952-60d). Oggi il Susumaniello viene utilizzato per la vinificazione sia in rosso che in rosato, attitudine recentemente riscoperta grazie alla sperimentazione del CRSFA e alla produzione di alcune aziende regionali. Rientra in due DOP (Brindisi e Squinzano) e 5 IGP (Puglia, Valle d’Itria, Murgia, Salento e Tarantino).
Caratteristiche vegeto-produttive e tecnologiche (medie triennali in collezione)
Germogliamento: prima decade di aprile
Fioritura: fine maggio-prima decade di giugno
Invaiatura: ultima decade di agosto
Maturazione dell’uva: prima decade di ottobre
Fasi fenologiche corrispondenti a quelle della varietà Sangiovese tranne che per la fioritura che risulta leggermente posticipata.
Habitus vegeto-produttivo: portamento semi-eretto
Fertilità reale: 1,81
Peso medio del grappolo (g): 325
Peso medio dell’acino (g): 1,26
Indice di Ravaz: 6,3
Caratteristiche del vino sperimentale: vinificato in rosso il vino ha un colore molto intenso, di una bella tonalità porpora con riflessi violacei, e presenta una buona complessità aromatica con prevalenza di note floreali, di frutta matura e speziate. Discrete sono la struttura e l’equilibrio, e buona l’intensità e la persistenza gustativa. La varietà si presta anche all’ottenimento di vini rosati caratterizzati da buon equilibrio e sapidità.